TERRA TICINESE, febbraio 2024
Rubrica Persone, luoghi, benessere
Di Anna Ostini – Uno stop forzato ha rappresentato una svolta per Sophie Annen. La danzatrice di Caslano, dopo aver seguito la sua formazione come ballerina di danza contemporanea in diversi paesi, è tornata in Ticino durante la pandemia. “Ho studiato a Zurigo e a Londra, in Italia e in Israele. Ho perfezionato la tecnica e diversificato gli stili e gli approcci alla danza. Sono state esperienze che mi hanno nutrito molto, ma qualcosa stava venendo a mancare”, esordisce la 27enne.
Sophie, cosa è accaduto durante il lockdown?
Nel momento in cui tutti abbiamo perso le nostre libertà io l’ho ritrovata. Ho capito che ho la possibilità di scegliere ciò che veramente voglio fare, senza un percorso prestabilito volto a raggiungere determinati obiettivi. Ora sono libera!
Come sei arrivata a questa nuova certezza?
Ho iniziato ad ascoltare il mio corpo, i miei bisogni, che come per tutti variano quotidianamente. Ho capito che abbiamo bisogno anche di riposare. Non è stato facile per me, visto che mi ero abituata ad allenarmi ogni giorno intensamente. Giunta a questa nuova consapevolezza ho deciso di condividere questo mio nuovo approccio.
Hai abbandonato il tuo percorso?
Al contrario, ne ho creato uno tutto mio, mettendo a frutto in modo diverso quanto imparato negli anni di studio. Ho inoltre capito che dovevo darmi una possibilità anche in Ticino, dal quale prima mi ero sempre allontanata perché pensavo non vi fosse interesse per il mio mondo.
Che riscontri hai avuto nel nostro territorio?
Ho deciso di non nascondermi più e proprio nel momento in cui mi sono aperta ho ricevuto risposte positive. C’è un grande potenziale. Ho visto persone cambiare, cercare nuove forme di espressione, nuovi canali di comunicazione e condivisione. Tutti abbiamo qualcosa da offrire, basta trovare i luoghi giusti.
Come coinvolgi chi ti sta vicino?
Propongo momenti di movimento che rimangono in ascolto delle necessità e dei desideri del singolo in quello stesso momento. Così facendo ognuno è responsabile per sé e acquisisce consapevolezza del proprio corpo e stato generale. Improvvisazione e creatività portano a destrutturare gli schemi e a farci star meglio. Sono esperienze accessibili a tutti, proprio perché libere.
E questo benessere dura nel tempo?
Questa sensazione possiamo portarla nel quotidiano: ovvero muovendoci in modo naturale, senza etichette. Così facendo è possibile sciogliere anche i blocchi emotivi in modo gentile, ritrovando equilibrio e serenità.
Il Ticino può quindi essere terra di danza?
Certamente, con questo nuovo sguardo ho scoperto diversi contesti stimolanti. In Israele, in particolare, ho respirato arte nell’aria, perché in ogni angolo trovi forme espressive. Vorrei che anche da noi questa realtà potesse emergere.
Il testo segue dopo la foto, scattata a Caslano.
Come possiamo farlo?
Il Ticino offre scenari splendidi che già da soli sono ispiranti e nutrono. Da parte mia punto a portarci la danza, così da poter offrire ai partecipanti un’esperienza ancora più arricchente, oltre che incuriosire e contagiare chiunque ci trovi lungo il proprio cammino. Muoversi in contesti di bellezza è una delle premesse della pratica Dance Well – ricerca di movimento per il Parkinson, in cui mi sto formando e che spero presto di far approdare anche in Svizzera.
Quali luoghi ami particolarmente?
Appena ne ho occasione faccio il giro del Monte di Caslano, ma in generale adoro camminare in natura, soprattutto dove ci sono sorgenti d’acqua. Ho sempre progetti in altre zone del mondo, in particolare in Italia – con due colleghe formo anche una piccola compagnia – ma ora so che posso danzare libera anche in Ticino.
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